giovedì 2 dicembre 2010

economia di cittadinanza e diritti della persona

QUESTIONE POLITICA DI FONDO : COME REGOLARE IN MODO CREDIBILE IL DEBITO ESTERO (CANCELLAZIONE) DI ALCUNI PAESI (ECCETTO IL PROPRIO) PRESENTANDO LE CREDENZIALI ALL'ONU, OVVERO RIUSCENDO A REGOLARE IL PROPRIO DEBITO ESTERO NELLA POLITICA STRUTTURALE DI BILANCIO DI CONTROLLO DEL DEFICIT?
QUESTIONE STORICA FONDAMENTALE DI PROSPETTIVA: COME CONVERTIRE IL DEBITO INTERNO IN CREDITO PUBBLICO SENZA RITROVARSI A FARE I CAMERIERI DEI BANCHIERI (CLASSE POLITICA) E I SUDDITI (CITTADINI) DEI BANCHIERI?


Il valore del denaro immateriale  nell’economia di cittadinanza:ricerca degli equilibri attraverso il paradigma più Società più Mercato meno Stato


La prova più evidente di quanto i governi dei paesi cosiddetti liberal-democratici si trovino inpotenti di fronte al fatto che i debiti pubblici (sia interni che esteri) siano un parametro da controllare e una resposabilità da condividere con i cittadini nei confronti dei mercati e delle Banche centrali, è rappresentata dall’eccezione storica (che confermerebbe una regola fin qua sottaciuta) del governo USA.
Perchè un paese democratico ha potuto/dovuto permettersi di attaccare (sporcandosi le mani di sangue) paesi stranieri nel libero mercato globale della morte, mercato che avrebbe come causa “prima” il terrorismo o la droga, ed ha inevitabilmente dovuto giustificarsi dell’atto unilaterale connotando la strage di civili innocenti come “danno collaterale” frutto della propria azione?
La nuova dottrina dell’unilateralismo militarista  ed emerso poi anche coime unilaterialismo monetarista porta alla questione di che cosa giustifichi l’esercizio del potere in un mondo multilaterale in nome della democrazia.
Tale dottrina si misura con la questione unilateralismo/multilateralismo (piuttosto che la questione della costituzione europea) e tocca inevitabilmente il fondamenti religiosi delle società civili democratiche.
Veniamo alla religione. La preghiera del Padre Nostro recita (estratto):rimetti i nostri debiti i come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Ma, se per la religione monoteista occidentale i nostri debiti alla morte come in vita possono essere devoluti ad una immanenza astratta o superiore alla persona, all’individuo, non si capisce la ragione, umana, divina, politica o quant’altro per la quale si debba ritenere opportuno, accettabile o auspicabile che i debiti (economici, civili, morali, religiosi in ultima istanza “di vita”) debbano o possano essere presenti o presentati unilateralmente come opportunamente ascrivibili ad un essere umano al momento della sua nascita, o peggio ancora prima di questa (si veda la questione dei diritti del nascituro??) partendo da un parametro macroeconomico come il debito .
Forse lo spirito “laico” che può derivare da questo interrogativo sembra distaccarsi dallo spirito antireligioso solo perchè disposto a spostare la funzione del Creditore Maximo a monte del ciclo dell’esistenza umana dei singoli in vece che a valle dei cicli economici?
Chi sono i creditori che detengono (non il servizio non-religioso e quantanche economico) ma il “conto” del debito interno di un paese?
La Banca Centrale ha il potere di determinare la politica monetaria ed è depositaria dell’autorità legale (e quindi del potere istituzionale) di espandere o contrarre la massa monetaria in circolazione ma non è detentrice e responsabile “unica” del conto del debito quanto piuttosto della politica monetaria indipendente rispetto ai mercati, ai singoli ed agli stati. Il sistema SEBC europeo tenta di modulare e spalmare (attraverso una sorta di federalismo storico di sovranità monetaria) questi diversi livelli di responsabilità e di controllo di determinazione del “conto” del debito, su una serie di soggetti indipendenti (vedi in Italia Bankitalia Antitrust e Consob) esponendo i singoli paesi (nel caso dell'inefficienza dell'azione di tali attori regolatori) alla speculazione finaziaria "cieca". Risultato pratico apparentemente immutabile: gli Stati tendono a fare i conti in tasca ai cittadini ed i, mercati finanziari tendono a fare i conti in tasca agli Stati (ed anche alle unioni di Stati sia al di là che al di quà dell’Atlantico) .
Come fare a interrompere questo infernale circuito di sovrapposizione e di perversione tra potere amministrativo-legislativo e potere esecutivo-monetario, di ingerenze coni “ignoranze” dove, nel non capire chi controlla cosa, chi e per che cosa o per conto di chi, gli unici “indipendenti” e liberal-liberisti senza controlli risultano inevitabilmente i banchieri (o alcuni di essi) e magari anche contro la loro stessa coscienza civile e i controllati risultano inevitabilmente gli operatori di frontiera come gli edge funds on speculatori consolidati che trattano  CDS e derivati troppo spesso contro la loro propria e semplice libera volontà di persone?
Poniamo quindi che l’unità di conto fondamentale del debito (utile a determinare il calcolo del debito  pubblico complessivo  aggregato  interno di un paese) possa essere la persona, non in quanto debitore predeterminato, quanto piuttosto cittadino responsabile che volontariamente aderisce ad un sistema di conto scientifico dell’economia di cittadinanza: il servizio del credito pubblico equamente (o meglio per ora in prospettiva si spera democraticamente) condiviso tra banche, stato e cittadini nella loro rispettiva autonomia “pubblica” e (per quanto riguarda i cittadini e le banche) privata.
Esaminando questa prospettiva non posso non sottolineare un pericolo utopistico-legalitario del concetto di “antropocrazia”.
Una società antropocratica basata sull’unità di conto-persona del credito pubblico, come potrà considerare i valori non monetari scaturenti dal rapporto con l’ambiente (ovvero con il resto del vivente compreso il pianeta) proveneniendo solamente dalla esperienza di modelli democratici distorti dalla indecidibilità della proprietà della moneta nell’ambito multilateralistico-antropocratico delle monete per i popoli (pseudodemocraticamente eletti a sistemi unilaterali ed impositivi di valore monetario locale)?
Non si rischia così di spingere la necessità di una nuova moneta “fisica” mondiale e quindi di favorire ancora ulteriormente le rendite di posizione dei banchieri? Tra i due litiganti: lo stato ed il cittadino, il terzo escluso il banchiere (eccetto quello nominato alla banca centrale) ci gode?
La grossa distorsione storica in cui ancora viviamo è data dal fatto che i modelli democratici statuali si sono sviluppati in un regime di non libera determinazione democratico-antropocratica dell’informazione (unità-conto-persona ridotta alla detrerminazione bancocentrica e anti-democratica del debito).
Insomma il Demos come debito-persona e l’Antro Oscuro della Sibilla-Banca con la Sfinge Centrale-Rischi come tormento infinito dei peccatori predeterminati senza Dio o valore personale.
Questa è la situazione attuale:allo stesso modo in cui i cittadini possono ignorare gli errori commessi dallo Stato, così lo Stato può ignorare l’azione della banca centrale nazionale o sovranazionale. Ci sono poche istituzioni in una nazione più influenti di una banca centrale o di un organismo di controllo indipendente di derivazione cultural-bancocentrica anche a partire dai mezzi di scambio come la moneta, e niente di più importante e vitale risulta per un popolo che la necessità di una economia sociale di crescita che realizzi scopi di solidarietà sociale tra generazioni, cittadini, imprese e istituzioni . Cos’altro permette al governo di accumulare debiti enormi che a loro volta rendono impossibile la solidarietà tra generazioni e comunque l’espansione del debito estero e quindi impossibile la solidarietà tra cittadini ed imprese? Quale altra variabile economica ha effetti causali maggiori sulla vita e sulle attività culturali ed economiche dei singoli, in ultima analisi sui limiti reali delle loro libertà come persone?
Naturalmente è comprensibile perché la gente e la quasi totalità dei politici lasci tutte queste questioni nelle mani di un futuro incerto, traducibile solamente in astratti principi (la politica) e soprattutto in numeri ed algoritmi unilateralmente accertabili (l’economia monetaria).
La politica monetaria difficilmente può risultare un tema caldo ed efficace di discussione mediatica e pubblica: meglio concentrarsi sui possibili equilibri tra economia di cittadinanza (autodeterminazione delle persone) ed economia capitalistica regolamentata (autodeterminazione dei mercati).
La sfida la fornisce il terrorismo che, negando l’audodeterminazione della persona (di poter “essere” in vita), nega a se stesso la libertà di autodeterminare il mercato dell’informazione-vita negando quindi la vita stessa anche e solo come rappresentazione mediatica di negoziazione astratta tra vita e morte.

Il valore del denaro nell’economia di cittadinanza e nuovi scenari per la Società della Conoscenza
Una sana economia che si basi sulla cittadinanza, una cittadinanza dove debiti e crediti siano riconducibili alle istituzioni storiche (gli stati) ed alle istituzioni individuali (le persone) senza che tutto implichi il ritorno ad una economia del baratto di vita con le banche (oil for food) e/o con i terroristi (democracy for freedom), implica la determinazione dell’unità di conto denaro-persona.
In una economia di cittadinanza libera a riserva-persona (non alternativa ma complementare “materialmente” alla riserva immateriale denaro), alla crescita della produttività corrisponde un blocco dei prezzi ed un aumento dei beni e dei servizi circolanti in quella stessa nuova economia.
Normalmente, la gente discute l’interesse in relazione al denaro, si dice che l’interesse rappresenta il prezzo del denaro inteso come bene futuro.Tuttavia, questa nozione esprime solamente il grado del signoraggio bancario sulla attività di scambio; l’interesse rappresenta sul piano capitalistico lo sconto applicato ad ogni flusso di benefici futuri o, come dicono gli economisti, flusso di redditi futuri. Nell’economia di cittadinanza l’interesse non può che passare dalla presa d’atto per adesione volontaria al diritto stesso di cittadinanza in qualche modo (tutto da sviluppare) co-gestito ed esigibile dalla persona stessa.
Se vogliamo rendere libera la persona umana di poter scegliere su diversi tassi di sconto relativamente al presente, al futuro ad al passato (per quanto riguarda i debiti) dobbiamo costruire due percorsi complementari, due economie: una capitalistica ed una di cittadinanza alle quali i cittadini possono accedere secondo le proprie necessità (contribuire al welfare e/o sviluppare il workfare) e considerare l’insieme delle due economie in relazione alla libertà delle persone (economia non monetaria) ed ai doveri (non i debiti) delle persone (economia monetaria)
Persone distinte applicano tassi di sconto differenti ai flussi di reddito nonchè ai debiti contratti. Alcuni in certi momenti della propria esistenza sono orientati più intensamente al presente, desiderano godere dei beni immediatamente, non gradiscono attendere altri debiti da pagare e vivono l’incertezza o la difficoltà di essere/non essere imprenditori e quindi di non poter pianficare i propri investimenti/oneri se non a tasso costante dei costi del servizio del debito. Spesso la scelta non si riesce a compiere e si resta in una ambivalenza indecidibile di pseudo-disoccupazione forzata : lavoro dipendente a tempo determinato o lavoro indipendente a tempo indeterminato?.
E’ bene quindi introdurre un concetto di credito pubblico che storicamente è definito come credito sociale che non neghi l’affermazione del valore del denaro come unità di conto predeterminabile alla persona-cittadino (e non il suo reddito di persona-contribuente). Se in capo ad una persona è ascrivibile un debito cartolarizzabile, il servizio di quel debito non può essere sottratto tout court alla persona e delegato ad un ente privatistico di servizio (vedi le concessionarie di recupero crediti pubblici) perché a quel punto, un servizio di cittadinanza non pubblico (che nella sua tipicità è caratteristica del privato sociale: vedi terzo settore) diventa un servizio privatizzato che Istituisce di fatto ma non di diritto il servizio stesso a partire esclusivamente e unilateralmente dagli interessi del debitore (non più la banca ma in questo caso la P.A.). Addirittura una nuova forma di “signoraggio” nichilista sul minus-valore della persona ridotta ad rischio monetario  (il default delle persone), Persona che si vede privata dell’opportunità di poter rischiare un capitale finanziario attraverso un progetto autoimprenditoriale e si trova ridotta a mera risultanza contabile per la determinazione della capitalizzazione di rischio del recupero crediti a rischio di inesigibilità del denaro-persona cartolarizzato: ecco la Voragine del leviatano che si scarica sulla persona-cittadino e lo spinge al suicidio di identità fisiche, spirituali, culturale civili eccc..

Riprenderemo ora il paradigma più Società più Mercato meno Stato ricercando un possibile modello sostenibile di sviluppo della Società della Conoscenza.
Nella Società della Conoscenza, l’attività stessa del “conoscere” può rappresentare:
-punto di presenza del servizio informativo (cittadino-persona-utene)
-risorsa di consumo del servizio fornito da terzi (attività imprenditoriale-cliente)
-creazione di informazione-valore attraverso la deteminazione del servizio (libertà di accreditamento e responsabilità autonoma di gestione ma non di controllo dei singoli cittadini)
Quindi parallelamente, abbiamo al posto della Centrale Rischi, l’Internet Provider, al posto della Banca (io direi a questo punto anche al fianco di essa!!) l’unità conto-persona ed al posto del Debito monetario pre-determinato ex ante, il Credito monetario assegnabile ex-post (ma esigibile secondo modelli interattivi virtuali tutti da studiare spero non solo in sede di politica ufficiale mna soprattutto grazie alla sperimentazione in rete)
Insomma è assolutamente fondamentale poter “convertire” il debito in credito coinvolgendo le persone che volontariamente vogliano partecipare alla costruzione sostenibile della “Società della Conoscenza”.
Se si fallisce, la questione della “cancellazione” del debito estero dei paesi sottosviluppati si incaglierà nell’impossibilità di assicurare i diritti di cittadinanza ai debitori in vita nel cosidetto mondo civile e democratico avanzato.
Valter Conti

Nessun commento:

Posta un commento